Pasqua sotto il Vesuvio

Che l'atmosfera da Vincenzo sia familiare ed accogliente è ormai assodato. Gli anni di frequentazione del ristorante e la precedente conoscenza dei proprietari, hanno fatto si che, da un rapporto cliente ristoratore, si arrivasse ad un'amicizia piacevole e duratura.
Questo ovviamente si percepisce a pelle ma, ne sono certa, non mi impedirà di stendere una critica obiettiva sul recente pranzo di Pasqua.


Appena entrata non è stato difficile capire che l'accoglienza sarebbe stata gioviale, le tavole ben apparecchiate con tovaglie gialle e rosse e il menù stampato a computer, denotavano la semplicità con la quale il servizio e i piatti ci sarebbero stati presentati.

Gli antipasti sono partiti con un classico del Vesuvio, fiocco di Parma e raspadura - per chi non la conoscesse sono sfoglie sottilissime di grana lodigiano ricavate dalle forme mediante uno speciale attrezzo -.
Il prosciutto era come sempre ottimo, una equilibrio perfetto tra dolcezza e sapidità che non stufava il palato, la raspadura si scioglieva in bocca, oserei dire come consueto, e l'insieme ci faceva sentire a casa.
La frittata dell'orto, cotta a puntino e salata a misura era buona e semplice, la chiara dimostrazione che non è necessario sofisticare troppo le portate per essere apprezzati.
Il punto forte dell'antipasto è stata l'insalatina con frutti di mare noci e grana, insolitamente divina, soprattutto per il contrasto tra il pesce e il formaggio con la frutta secca.
L'accompagnamento con focaccia al rosmarino e delle fantastiche zeppole, frittelline di pane tipiche delle feste, ha perfettamente completato il tutto.

I primi piatti non sono stati da meno. Il risotto con provola e radicchio era molto delicato e fluido nell'insieme, avrei personalmente osato un po' di più con il radicchio, ma ho apprezzato l'idea del cuoco di non eccedere per rendere il sapore dello stesso gradevole a tutti. Buono, un punto a favore della cucina.
Quando Marika mi ha servito la crespella con funghi e porcini mi si è aperto un mondo. Non è facile creare un simile equilibrio d'insieme, senza abusare della besciamella e riuscendo a mantenere la morbidezza e il gusto. Un plauso speciale a chi ha cotto i porcini e ne ha saputo mantenere la perfetta consistenza, nota di merito a chi ha infornato e cotto le crespelle finite. Erano speciali.
Infine arrivano i trifoli, meglio noti come scialatielli, accompagnati da frutti di mare. Un altro classico del Vesuvio, sempre buono e condito a puntino. Ottima la pasta fatta in casa, ben lavorata e callosa, buonissimo il sugo e gustoso l'insieme di pasta fresca e pesce.

Si passa ai secondi, ecco che arriva l'agnello; morbidissimo, la carne si scioglieva in bocca e i piselli equilibravano molto bene il piatto.
L'arrosto con patate è un sempiterno delle feste e, nello specifico, era tenero e gradevole nel suo grado di cottura mentre le patate erano talmente ben cotte che una tirava l'altra.
Non poteva mancare un secondo di pesce, ed ecco le seppie al cartoccio. Ben cotte, il ripieno aveva un sapore piacevole e il prezzemolo equilibrava bene il tutto. Unico difetto, ma di minima importanza, il liquido di cottura sul fondo del cartoccio che però non danneggiava l'insieme davvero molto buono.

Per chi non lo sapesse, a Lodi in occasione della Pasqua si mangiano dolci di sfoglia farciti con la crema pasticcera. Nel caso specifico la colomba servitaci era deliziosa, la sfoglia cotta per bene e la crema giustamente zuccherata anche se un po' troppo fredda al mio gusto.

I vini serviti sono stati ottimi a tutto pasto e il servizio è stato celere cordiale e come sempre accompagnato dal dolce sorriso di Marika, la figlia maggiore, che aiuta la famiglia in queste occasioni, di Nice e di Vincenzo, speciali padroni di casa.

Ristorante pizzeria Vesuvio
Corso Umberto
Lodi



Giudizio finale 4 cucchiai di legno, ma solo perchè il massimo non lo si dà a nessuno.

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